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Penetration testing nell’era dell’IA: sfide e nuovi orizzonti

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A cura di Simone Cossu, Senior Penetration Tester in S2E

 

Il panorama della sicurezza informatica si trova oggi di fronte a una sfida senza precedenti: cosa accade quando l'ingegno umano trova modi per manipolare ed eludere le regole imposte ai sistemi di intelligenza artificiale? Questa domanda assume particolare rilevanza nel contesto del penetration testing, dove la capacità di identificare vulnerabilità diventa cruciale per la protezione dei sistemi informatici.

 

Come l'IA sta trasformando il mondo della sicurezza informatica

L'avvento dell'intelligenza artificiale generativa ha rivoluzionato radicalmente il nostro approccio alla tecnologia quotidiana. Dalla domotica intelligente ai veicoli autonomi, dall'automazione della scrittura alla creazione di contenuti multimediali fotorealistici, ciò che fino a poco tempo fa apparteneva al regno della fantascienza è oggi parte integrante della nostra realtà digitale.

L'intelligenza artificiale rappresenta uno strumento di potenza straordinaria che richiede comprensione approfondita e utilizzo responsabile per essere sfruttato efficacemente. Per definizione, l'intelligenza è la capacità di comprendere, apprendere, ragionare e adattarsi a situazioni inedite, risolvendo problemi complessi attraverso l'applicazione di conoscenze ed esperienze acquisite. L'IA è stata progettata proprio per replicare questi processi cognitivi, ma esistono diverse tipologie, ognuna specializzata per compiti specifici secondo regole linguistiche e obiettivi predefiniti.

 

Jailbreak e nuove minacce: l'evoluzione degli attacchi informatici

Il fenomeno del jailbreak, coniugato all'intelligenza artificiale, rappresenta una tattica sofisticata che consiste nell'aggirare i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM). Maggiore è la finestra di contesto su cui si basa il modello, maggiore diventa il rischio di manipolazione delle informazioni per indurre l'IA a generare risposte potenzialmente dannose. Questa vulnerabilità permette a individui con conoscenze tecniche limitate di identificarsi come "hacker", delegando completamente all'intelligenza artificiale la generazione di codici malevoli e metodologie di attacco da utilizzare contro target specifici.

Lo scenario attuale della sicurezza informatica rivela un incremento drastico degli attacchi di tipo phishing, che si sono evoluti in forme sempre più sofisticate. Le statistiche indicano che oltre la metà degli attacchi moderni sono guidati dall'IA, che impara a produrre contenuti testuali sempre più convincenti, incrementando significativamente il numero di vittime che cadono nelle trappole digitali. 

Le tipologie di attacco si sono poi diversificate notevolmente:

  • Phishing tradizionale: e-mail fraudolente con link malevoli   
  • Phishing vocale: telefonate con voci clonate di persone fidate   
  • Deepfake phishing: videochiamate con persone generate artificialmente

Questa evoluzione rappresenta una sfida significativa per i professionisti del penetration testing, che devono adattare continuamente le loro metodologie per identificare e contrastare queste nuove minacce emergenti.

 

L'integrazione dell'IA nel penetration testing: opportunità e sfide

L'adozione dell'intelligenza artificiale nel penetration testing non deve essere percepita come una minaccia al ruolo professionale umano, ma piuttosto come un'opportunità preziosa per potenziare le capacità operative degli specialisti della sicurezza. L'IA può accelerare significativamente le fasi di scanning, enumeration e analisi preliminare, liberando tempo prezioso che i professionisti possono dedicare alle valutazioni strategiche e all'elaborazione di scenari di attacco avanzati.

I modelli di intelligenza artificiale sempre più performanti e contestualizzati offrono miglioramenti sostanziali in diverse aree del penetration testing:

  • Attività di reporting:  generazione automatica di documentazione tecnica
  • Suggerimento di exploit chain: identificazione di catene di vulnerabilità complesse 
  • Simulazione di scenari:  creazione di attacchi realistici per test approfonditi.

L'implementazione di exploit chain sofisticate rappresenta un aspetto particolarmente interessante, dove l'IA può analizzare multiple vulnerabilità e suggerire sequenze di attacchi che potrebbero sfuggire all'analisi umana tradizionale.

Tuttavia, rimangono due fattori critici che non possono essere trascurati: l'etica e la responsabilità nell'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Automatizzare un attacco, anche in ambienti controllati come quelli del penetration testing, richiede piena consapevolezza degli impatti potenziali sull'infrastruttura e sui dati aziendali. Il rischio principale consiste nel delegare eccessivamente le decisioni operative a strumenti che, nonostante la loro "intelligenza", mancano della coscienza critica e del giudizio umano.

 

Il futuro del penetration testing: verso un approccio ibrido

Guardando al futuro, il penetration testing evolverà probabilmente verso una modalità ibrida, dove le competenze tecniche e creative dell'essere umano si fonderanno armoniosamente con la potenza di calcolo e le capacità predittive dell'intelligenza artificiale. Il professionista della sicurezza del futuro non sarà semplicemente un esperto di reti o di exploit, ma una figura capace di interpretare e gestire sistemi complessi, integrando etica, tecnologia e intuito umano.

L'esperienza e le conoscenze del penetration tester rimangono fondamentali per verificare e validare ciò che l'intelligenza artificiale suggerisce o tenta di eseguire. L'arte del penetration testing non è solo tecnica, ma richiede anche la capacità di pensare in maniera elastica, esplorare con curiosità e riuscire a identificare preventivamente ciò che potrebbe compromettere la sicurezza informatica aziendale.

In definitiva, se da un lato lo sviluppo di nuove tecnologie come l'intelligenza artificiale ci consente di progredire a livello evolutivo fornendo assistenza preziosa, dall'altro può rappresentare un rischio quando l'utilizzo inappropriato mette a repentaglio la sicurezza e l'incolumità delle persone. Come per ogni tecnologia, è necessario applicare il principio del buon senso, tenendo presente che la mente umana, così come l'IA, può essere soggetta a manipolazione e deve essere utilizzata con la dovuta cautela e responsabilità.

 

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